Le Giornate del FAI - Fondo Ambiente Italiano dedicate ad arte, storia e natura compiono quest'anno trenta "primavere". Dal 1993 ad oggi sono stati 14.090 i luoghi aperti in tutta Italia, e visitati da oltre 11.600.000 di cittadini, grazie a 145.500 volontari e 330.000 studenti “apprendisti Ciceroni”. Il senso dell'evento è infatti quello di dare a tutti - iscritti e non - la possibilità di conoscere, attraverso visite guidate, dei veri e propri gioielli del proprio territorio, normalmente chiusi al pubblico se non letteralmente dimenticati.
Per l'edizione primaverile di quest'anno, il FAI ha scelto di esprimere in maniera esplicita la vicinanza e la solidarietà con il popolo ucraino, esponendo i colori della sua bandiera nella campagna di comunicazione e nei siti aperti al pubblico, e impegnandosi formalmente a finanziare il recupero di un’opera d’arte del patrimonio culturale ucraino, individuata non appena cesserà il conflitto. Chi deciderà di prendere parte alle Giornate del FAI potrà offrire un contributo per sostenere la Fondazione. Ai partecipanti verrà suggerito un contributo non obbligatorio a partire da 3 euro.
Ad Ascoli saranno 5 i beni aperti: per conoscere gli orari e tutti gli altri dettagli è possibile consultare questo link.
Saranno quindi visitabili il parco, il Convento e la Chiesa dell'Annunziata, sull'antichissimo colle abitato già dai Piceni in epoca pre-romana. Le prime testimonianze del Convento risalgono al XIII Secolo, e nel corso del tempo l'edificio religioso fu destinato a diversi usi: ad esempio nei primi anni dell'Ottocento gli occupanti francesi lo adibirono a caserma, poi - passato nella disponibilità del neonato Regno d'Italia - fu sede del "Conservatorio delle orfane e delle esposte" e successivamente della "Regia Scuola di Agricoltura". Oggi ospita la Facoltà di Architettura dell'Università di Camerino.
Sullo stesso colle dell'Annunziata sorge l'antichissima Fortezza Pia, in un punto ritenuto strategico fin dall'epoca picena, in quanto domina l'unico tratto dei confini urbani privo delle difese naturali offerte dalle ripide sponde dei fiumi Tronto e Castellano che circondano la città di Ascoli. Demolita e ricostruita più volte, seguendo le travagliate vicende che hanno caratterizzato la storia del capoluogo piceno, la Fortezza assunse l'attuale aspetto grazie a Papa Pio IV che, nel 1560, ne ordinò la sistemazione che si protrasse per i cinque o sei anni successivi. In grave stato di abbandono e utilizzata come cava di pietra per il recupero di materiali da costruzione, venne acquistata dal Comune di Ascoli nel 1857.
Come in occasione di altre edizioni delle Giornate del FAI, la Fondazione apre anche la sua sede regionale di Palazzo Bazzani, in pieno centro storico. Il Palazzo, che deve il nome al suo progettista Cesare Bazzani, uno dei maggiori e più prolifici artefici dell'architettura pubblica italiana del primo Novecento, fu realizzato tra il 1912 e il 1915 come nuova sede della Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno. Si tratta di una rivisitazione del modello di palazzo rinascimentale, caratterizzata da una grande cura nell'articolazione e nell'arredamento degli ambienti interni, dove sono splendidamente mescolate arte classica e liberty.
Presso la Pinacoteca Civica di Piazza Arringo, poi, si potranno ammirare le miniature di Pier Sante Cicala, architetto e pittore del Seicento di cui però si hanno scarsissime notizie biografiche. Solo nel secolo scorso di lui vennero rinvenute diverse miniature su pergamena, principalmente di tipo naturalistico e raffiguranti perlopiù uccelli tipici del territorio piceno. Dei 5 beni aperti ad Ascoli, questo è l'unico per cui occorre la prenotazione, che può essere effettuata online a questo link.
Un'apertura atipica, ma di straordinaria importanza per la memoria storica contemporanea della città di Ascoli, è quella dell'area della ex SGL Carbon, un insediamento industriale votato ai prodotti derivati dal carbone che si espande per 27 ettari, cioè una superficie pari a quella del centro storico cittadino. La storia di questo luogo ebbe inizio nei primi anni del Novecento, quando venne costituita la "Società Italiana dei Carboni Elettrici". La crisi economica del 1929 rischiò di portare alla chiusura della società ma, con consistenti investimenti tecnologici, il salvataggio avvenne grazie alla ditta tedesca "Siemens Plania", che riuscì a portare lo stabilimento ascolano ad altissimi livelli di produzione. Dopo il secondo conflitto mondiale, la produzione riprese solo nel 1950, grazie ad un gruppo di imprenditori italiani che acquisirono l'impianto modificandone la ragione sociale in "Elettrocarbonium Spa". I numerosi e consistenti investimenti tecnologici degli anni Settanta, poi, portarono la fabbrica di Ascoli a livelli di produzione e di eccellenza di livello europeo.
La metà degli anni Novanta segnò, invece, l'inizio del lento e inesorabile declino dell'insediamento, fino ad arrivare alla chiusura definitiva dello stabilimento nel 2007, anche a causa della crescente consapevolezza globale dell'inquinamento atmosferico provocato dalle polveri generate durante il ciclo industriale. Ormai da anni dismessa come sito produttivo, oggi l'area - che comprende 850.000 metri cubi di volumi tra capannoni e attrezzature - è in uno stato di totale abbandono, e rappresenta un notevole esempio di archeologia industriale, oggetto di numerosi progetti di bonifica e riqualificazione.