Come ormai accade da quasi trent'anni, il FAI - Fondo Ambiente Italiano anche in questo "particolarissimo" 2021 non manca di celebrare le sue Giornate dedicate ad arte, storia e natura nella loro edizione autunnale, dopo quelle svoltesi in primavera. Il patrimonio culturale e ambientale italiano - infatti - è ricco di veri e propri gioielli del territorio, troppo spesso chiusi al grande pubblico o letteralmente dimenticati. La missione delle Giornate organizzate dal Fondo è proprio quella di favorire la riscoperta di questi beni, attraverso visite guidate aperte anche ai non iscritti.
Sabato 16 e Domenica 17 Ottobre sono previste visite in 600 siti, disseminati in 300 città italiane: tra questi 42 spazi del Ministero della Difesa e dello Stato Maggiore della Difesa, aperti in occasione del centenario del Milite Ignoto. L'iniziativa coinvolge oltre 5000 tra delegati e volontari del FAI, con in testa i Gruppi FAI Giovani.
Il catalogo dei beni visitabili vede rappresentate le più disparate tipologie: dai complessi religiosi ai palazzi, ai borghi, alle aree naturalistiche e molto altro. Per partecipare alle Giornate è necessaria la prenotazione sul sito del FAI, dove è possibile anche consultare gli orari e i dettagli delle aperture. Tutti i visitatori potranno sostenere il Fondo. È infatti suggerito un contributo non obbligatorio di 3 euro. Chi lo vorrà potrà anche iscriversi al FAI, online oppure durante l’evento. Agli iscritti, infatti, sono dedicate aperture speciali, sia in queste che nelle Giornate FAI future. Ovviamente l'iniziativa è organizzata in modo tale da rispettare tutte le normative volte al contrasto dell'emergenza Covid-19, quindi le prenotazioni saranno accettate fino all'esaurimento dei posti disponibili.
Ad Ascoli saranno quattro i beni aperti, vediamo quali.
Inziamo dal Convento di San Serafino da Montegranaro, posto fuori dall'antico perimetro della città, oltrepassato il Ponte Romano di Borgo Solestà. Secondo un'antica tradizione locale la chiesa, originariamente dedicata a Santa Maria in Solestà, sarebbe stata edificata nel III secolo da Sant'Emidio sulle rovine del tempio del dio Sole. Successivamente venne edificato il Convento, nel quale nel tardo Cinquecento si insediarono i frati Cappuccini che tutt'oggi lo abitano. Nel 1767 la chiesa venne completamente ricostruita, assumendo la struttura attuale, e fu dedicata a San Serafino da Montegranaro, frate laico vissuto a lungo nel convento di Ascoli.
Tornando verso la centrale Piazza Arringo, in fondo alla navata destra del Duomo di Sant'Emidio, la Cappella del Santissimo dal 1894 ospita il polittico di Carlo Crivelli, realizzato dall'artista veneto nel 1473. Uno dei simboli della città di Ascoli, il polittico è stato ultimamente oggetto di un nuovo e profondo restauro dopo quello del 1972: smontato e riportate le sue parti all'originale bellezza, non è stato però ancora ricostituito nella sua interezza e riposizionato sull'altare. Abbiamo quindi l'occasione davvero unica di osservare i comparti da vicino e ad altezza d'uomo, prima che l'opera torni nella sua sede tradizionale.
Sempre in centro, a Palazzo Bazzani - sede regionale del FAI - viene esposta la Tabula Militaris Itineraria et Theodosiana di Cristianopulo Podocataro. Si tratta della copia di un'antica carta romana che mostra le vie stradali dell'Impero, dalle isole britanniche alla regione mediterranea, e dal Medio Oriente alle Indie e all'Asia Centrale. La tavola, stampata a Jesi nel 1793, è formata da dodici fogli all'acquaforte, tratti in rapporto 1:1 dall'edizione medievale di Vienna, a sua volta copia dell'originale romano mai ritrovato. Le datazioni dell'originale oscillano fra III e IV secolo d.C., non escludendosi aggiunte posteriori con persistenza di elementi più antichi, risalenti all'età augustea.
Uscendo dalla città, infine, sarà possibile partecipare alle visite guidate dello splendido borgo di Castel Trosino, su uno sperone roccioso che si erge sul torrente Castellano. Luogo di insediamento sin dal Neolitico, il paese divenne un importante presidio longobardo a partire dal VI secolo. Castel Trosino è dunque uno dei siti italiani più importanti per la storia dell'Alto Medioevo, grazie anche ad una ricca ed estesa necropoli longobarda, ritrovata casualmente nel corso di uno scavo agricolo alla fine dell'Ottocento, e riportata alla luce nel corso del Novecento. Malgrado i reperti rinvenuti in zona non siano esposti in paese, il borgo altomedievale mantiene inalterato il suo fascino, avendo saputo conservare le tipologie abitative dell'epoca e i materiali originari, come i grossi conci di tufo e di travertino, oltre al portale d'ingresso al paese, che sembra suggerire al visitatore l'entrata in una dimensione temporale lontana.